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L'EDITORIALE - Antonio Petrazzuolo: "Napoli, che vuoi fare da grande?"
13.03.2024 23:55 di Napoli Magazine

NAPOLI - Napoli fuori dalla Champions e dal Mondiale per Club. La sentenza è dura come un pugno dritto allo stomaco, per cui senza troppi giri di parole viene da chiedersi cosa voglia fare questa squadra da qui al termine della stagione. Dopo aver cambiato tre allenatori, si spera in un sussulto d'orgoglio, provando ad onorare quel tricolore cucito ancora sulle maglie per l'ultima manciata di gare. Anche perchè non c'è molto da salvare in quest'annata post scudetto, basti pensare ai 31 punti di ritardo che separano gli azzurri dall'Inter, prossima avversaria in campionato. Cosa vuol fare da grande questo Napoli? Bella domanda. Di sicuro, per decollare positivamente occorre un progetto tecnico, con un allenatore ed uno staff affiatato, con idee di gioco ben precise, in perfetta sintonia con il direttore sportivo e, perchè no, anche con un direttore generale. Dopodichè, ringraziando sentitamente coloro i quali hanno vinto lo scudetto e sono apparsi letteralmente svuotati sia nell'anima che nel lavoro quotidiano, diventa sempre più opportuno procedere ad un reset. Via gli scontenti, dentro gli entusiasti, coloro i quali sognano di poter vincere, lottando centimetro dopo centimetro per la maglia azzurra ed i propri tifosi. Già proprio loro, i supporters, l'unico punto fermo di Partenope, quelli che soffrono per ogni gol sbagliato e sono sempre lì, sul pezzo, pronti a seguire e sostenere i propri colori "al di là del risultato". Ciò che conta è sudare la maglia, solo così si guadagna la stima e il rispetto della gente. Detto questo, se pure si vuole ammettere che a Barcellona c'era un rigore netto su Osimhen, che Di Lorenzo e Lindstrom hanno avuto occasioni ghiotte per riequilibrare le sorti dell'incontro, che manca un rosso a Christensen, io personalmente non riesco a spiegarmi ancora i primi 20 minuti del Napoli. Resta del tutto inconcepibile aver concesso campo aperto ai giovanotti blaugrana (tecnicamente fortissimi, tra l'altro, e per nulla scarsi come molti sostengono), con un centrocampo assente, una difesa sempre più orfana di un leader vero ed un portiere che (seppur con la buona volontà) non riesce a compiere il miracolo che si chiede all'ultimo baluardo (ma non è questo l'unico problema). Se poi gli esterni d'attacco non rientrano, con Kvara e Osimhen che non riescono a pungere, ecco che il gol di Rrahmani va consegnato ai posteri come l'unico sussulto positivo di una ordinaria serata da dimenticare. Ormai i giochi sono fatti, resta l'ultima speranzella di conquistare un posto in Champions nel caso in cui Bologna, Roma ed Atalanta (ma anche Fiorentina e Lazio) dovessero presentare qualche battuta d'arresto. Per riuscire in questa magra consolazione, che inizia ad assumere però i contorni dell'impresa (quasi) impossibile (sempre principalmente per demeriti del Napoli), la soluzione potrebbe essere lasciare squadra e tecnico a confrontarsi da soli sui campi e nelle stanze di Castel Volturno, con ADL, i cui nervi sono già platealmente saltati varie volte negli ultimi mesi, unicamente concentrato a studiare per conto proprio la rifondazione. Solo così si può tornare a sorridere un pò.

 

 

Antonio Petrazzuolo
 
Napoli Magazine
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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13/03/2024 - 23:55

NAPOLI - Napoli fuori dalla Champions e dal Mondiale per Club. La sentenza è dura come un pugno dritto allo stomaco, per cui senza troppi giri di parole viene da chiedersi cosa voglia fare questa squadra da qui al termine della stagione. Dopo aver cambiato tre allenatori, si spera in un sussulto d'orgoglio, provando ad onorare quel tricolore cucito ancora sulle maglie per l'ultima manciata di gare. Anche perchè non c'è molto da salvare in quest'annata post scudetto, basti pensare ai 31 punti di ritardo che separano gli azzurri dall'Inter, prossima avversaria in campionato. Cosa vuol fare da grande questo Napoli? Bella domanda. Di sicuro, per decollare positivamente occorre un progetto tecnico, con un allenatore ed uno staff affiatato, con idee di gioco ben precise, in perfetta sintonia con il direttore sportivo e, perchè no, anche con un direttore generale. Dopodichè, ringraziando sentitamente coloro i quali hanno vinto lo scudetto e sono apparsi letteralmente svuotati sia nell'anima che nel lavoro quotidiano, diventa sempre più opportuno procedere ad un reset. Via gli scontenti, dentro gli entusiasti, coloro i quali sognano di poter vincere, lottando centimetro dopo centimetro per la maglia azzurra ed i propri tifosi. Già proprio loro, i supporters, l'unico punto fermo di Partenope, quelli che soffrono per ogni gol sbagliato e sono sempre lì, sul pezzo, pronti a seguire e sostenere i propri colori "al di là del risultato". Ciò che conta è sudare la maglia, solo così si guadagna la stima e il rispetto della gente. Detto questo, se pure si vuole ammettere che a Barcellona c'era un rigore netto su Osimhen, che Di Lorenzo e Lindstrom hanno avuto occasioni ghiotte per riequilibrare le sorti dell'incontro, che manca un rosso a Christensen, io personalmente non riesco a spiegarmi ancora i primi 20 minuti del Napoli. Resta del tutto inconcepibile aver concesso campo aperto ai giovanotti blaugrana (tecnicamente fortissimi, tra l'altro, e per nulla scarsi come molti sostengono), con un centrocampo assente, una difesa sempre più orfana di un leader vero ed un portiere che (seppur con la buona volontà) non riesce a compiere il miracolo che si chiede all'ultimo baluardo (ma non è questo l'unico problema). Se poi gli esterni d'attacco non rientrano, con Kvara e Osimhen che non riescono a pungere, ecco che il gol di Rrahmani va consegnato ai posteri come l'unico sussulto positivo di una ordinaria serata da dimenticare. Ormai i giochi sono fatti, resta l'ultima speranzella di conquistare un posto in Champions nel caso in cui Bologna, Roma ed Atalanta (ma anche Fiorentina e Lazio) dovessero presentare qualche battuta d'arresto. Per riuscire in questa magra consolazione, che inizia ad assumere però i contorni dell'impresa (quasi) impossibile (sempre principalmente per demeriti del Napoli), la soluzione potrebbe essere lasciare squadra e tecnico a confrontarsi da soli sui campi e nelle stanze di Castel Volturno, con ADL, i cui nervi sono già platealmente saltati varie volte negli ultimi mesi, unicamente concentrato a studiare per conto proprio la rifondazione. Solo così si può tornare a sorridere un pò.

 

 

Antonio Petrazzuolo
 
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